Quest’anno anche la nostra Sezione vuole commemorare l’ingresso dell’Italia nel primo grande conflitto mondiale quale ultimo atto della storia della nostra Indipendenza, ricordando il sacrificio di migliaia di Italiani caduti sui campi di battaglia.
Nell’occasione sembra opportuno tratteggiare ancora una volta la figura del “nostro” generale Antonio Cantore.
“Nostro” anzitutto perché Sampierdarenese, cioè Genovese, ligure insomma!
Antonio Cantore, infatti, nacque a Sampierdarena il 4 agosto 1860, “alle dodici di notte” come risulta dal “Registro degli Atti di nascita e di battesimo dell’anno 1860” che si conserva nell’Archivio Parrocchiale della Chiesa di S. Maria della Cella e S. Martino, ove fu battezzato il giorno dopo con i nomi di Antonio Tomaso. Il padre si chiamava Felice Cantore, casellante ferroviario (di professione “portiere nella via ferrata” recita l’atto di battesimo) e la madre Maria Ferri, casalinga (di professione “lavori di casa”); il piccolo Antonio Tomaso vide la luce nel casello ferroviario che si trovava – e si trova ancor oggi, trasformato e abbandonato – nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria di via di Francia.
Il futuro generale alpino, rampollo di una famiglia originaria di Chiusa di S. Michele in Val di Susa, ebbe quindi i suoi natali a due passi dal mare; nella sua infanzia e nella sua giovinezza respirò l’aria del mare al di qua e al di là della lanterna. Destinato alla Regia Marina? Niente affatto: animato da una grande passione per le montagne, dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele II in largo della Zecca a Genova, entrò all’Accademia Militare di Modena.
E’ il destino di tutti gli Alpini liguri: amare le montagne respirando la salsedine marina!
Uscito dalla Scuola Militare nel 1880, dapprima fu assegnato alla fanteria, ma non cessò mai di aspirare ad entrare nel Corpo degli Alpini, costituitosi in quegli anni. Fu promosso Maggiore nel 1898 e passò negli Alpini, rimanendo Alpino fino alla nomina a Colonnello nel 1908, quando fu assegnato al comando dell’88° reggimento di fanteria. Pochi mesi dopo, però, rientrò negli Alpini impegnandosi fortemente nella costituzione del nuovo 8° Reggimento Alpino, con i Battaglioni Tolmezzo, Gemona e Cividale nei quali confluirono gli uomini del Friuli e della Carnia. A questa nuova unità Cantore dedicò tutta la sua passione e la sua anima di Alpino, forgiando a sua misura quei ruvidi e forti montanari.
Allo scoppio del conflitto italo-turco combattuto in terra di Libia, nel 1913 fu posto al comando dell’8° Reggimento Speciale, che fu subito ribattezzato “Reggimento Cantore” o “Colonna Cantore”: si trattava di un Reparto di formazione composto dal battaglione Tolmezzo al quale furono aggiunti dapprima il Feltre, del 7° Alpini, in seguito il Vestone, del 4° Alpini e infine il Susa, del 3° Alpini”. In Libia si colsero subito i frutti dei suoi insegnamenti e iniziò a formarsi il “mito” di questo Comandante “sui generis” e degli Alpini.
Il Colonnello dal grande impermeabile scuro diventò famoso tra i suoi uomini e i suoi ufficiali per l’incitamento che urlava con tipica cadenza genovese, intercalandolo con sonore bestemmie,
mentre procedeva a cavallo alla testa dei reparti o ad essi affiancato: “Avvanti! Avvanti!”; e si conquistò la fama di “immortale”, per il fatto che non fosse mai stato colpito
nonostante avanzasse in prima fila rincuorando i suoi alpini. “Gli Alpini, allenati alle grandi fatiche e agli ardimenti, non erano gente avvezzata a stupirsi; ma restavano stupiti guardando
il loro Colonnello…” scrisse un Ufficiale dell’8°.
Le imprese libiche cementarono la sintonia di intenti e la stima reciproca tra il Comandante e i suoi Alpini. Nel 1914 lasciando la Libia con il grado di Generale di Brigata in una missiva indirizzata al Generale Ragni manifestò tutta la sua ammirazione per i suoi Alpini; ammirazione ricambiata:
“… Naturalmente non posso che parlare dei miei alpini. Come erano belli, come erano fieri; ne goda V.E. che ha posto tanto amore nella loro preparazione. Io sono orgoglioso, e lo dico forte, io sono orgoglioso di averli comandati al fuoco; con tali truppe il comando è facile, e si fa ciò che si vuole; si chiamano e rispondono (…) L’analisi metterà in rilievo lo slancio col quale da tutti e dagli alpini si è corsi alla vittoria; io non credevo che si potesse fare così; non avevo mai avuto il battesimo del fuoco, ed ho tratto molta forza da quella dei miei alpini e dei miei ufficiali”.
In Patria fu assegnato al comando della Brigata di fanteria Pinerolo, ma sei mesi dopo passò al comando della III Brigata alpina - Settore Baldo-Lessini.
Allo scoppio della guerra, il 24 maggio del 1915, Cantore portò i suoi Alpini di slancio sul Monte Altissimo, sulla sponda orientale del lago di Garda, da cui audacemente piombò su Ala di Trento impadronendosene il giorno 27. L’intento era quello di arrivare rapidamente a Trento prendendo di sorpresa il velo di truppe avversarie ancora in via di assestamento. Ma Cantore e i suoi Alpini dovettero fare i conti con la titubanza strategica e l’impreparazione dei Comandi superiori che vedevano soltanto nello sfondamento sul Carso la via per una rapida conquista di Vienna e quindi la soluzione del conflitto.
Sappiamo come andò a finire.
Il 29 giugno 1915 fu assegnato al fronte dolomitico, al comando della II Divisione Val Boite-Cadore nella zona di Cortina d’Ampezzo. Insofferente dell’inazione, individuò nella Val Travenanzes, al di là delle Tofane, la porta per far raggiungere rapidamente alle sue truppe la Val Pusteria e quindi l’Austria attraverso Cimabanche, zone ancora scarsamente difese dagli avversari.
Nel mese di luglio predispose i piani per un’avanzata in forze tra La Tofana di Roses e la Tofana di mezzo, per forzare la Forcella di Fontana Negra tra Punta Marietta e Punta Anna e prendere così alle spalle gli Austroungarici scendendo tra i roccioni del Masaré.
Durante una ricognizione in prima linea per studiare il terreno, il 20 luglio 1915 fu colpito in fronte dalla pallottola di un cecchino, che alcuni dicono austriaco, altri cortinese.
Cadde tra i suoi soldati, primo di un folto gruppo di Generali che lo seguirono nel corso del conflitto; gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Le sue spoglie riposano nel Sacrario di Pocol, sopra Cortina, con i resti di migliaia di soldati caduti su quelle rocce nei seguenti due anni di guerra.
(Notizie tratte dal volume “Antonio Cantore. Da Assaba alle Tofane - Oreste Bruno Ongaro
Editore Gaspari”)
CONCLUSIONE
Ci si domanda come in quei tempi un Colonnello, un Generale, così lontani dalla mentalità e dal sentire della massa grigia dei combattenti, potesse entrare nelle simpatie dei subordinati: la risposta sta proprio nella personalità di Cantore, comandante lontanissimo dagli standard comportamentali e bellici allora in voga.
Antonio Cantore, nel ricordo di alcuni suoi Ufficiali subalterni, aveva un temperamento difficile, chiuso, autoritario; era di modi bruschi e spicci, dal “cicchetto” facile e ad un primo impatto induceva al risentimento. Ma presto tutti si accorgevano che la sua scorza nascondeva una forte desiderio di porre i suoi soldati nelle migliori condizioni per arrivare al successo. L’atteggiamento brusco nascondeva l’affetto e la preoccupazione per i suoi Alpini.
Soprattutto era un Comandante che non ordinava di “andare avanti”, ma andava avanti per primo! Inaudito, in quei tempi. E i soldati, ma lentamente anche gli Ufficiali, incominciarono ad apprezzarne le doti, a ritenerlo “uno di loro”. Ne è un esempio il fiorire di nomignoli inconsueti se riferiti al Comandante: “el vecio”, “Toni”, “el Colonel Toni”.
Come concludere? A distanza di cento anni dalla tragica morte del Generale Antonio Cantore, liberato il campo da ogni enfasi guerresca, dovremmo essere capaci di far risuonare, sempre e soprattutto in questi tempi incerti, nelle nostre menti e nei nostri cuori, il suo incitamento: AVVANTI ! AVVANTI!
Nel primo dopoguerra al nascente regime fascista, famelico di “eroi” da proporre all’ammirazione dei suoi seguaci in contrapposizione a coloro che denigravano i “reduci”, non parve vero di lanciare nel suo empireo il primo generale caduto in trincea facendone un simbolo di coraggio e sprezzo del pericolo.
In questo fu aiutato in maniera decisiva dai gazzettieri che simpatizzavano per le nuove idee.
A dare un grosso impulso al “mito” fu l’idea del “Paradiso di Cantore”: Maso Bisi, giornalista del Corriere della Sera, in una serie di articoli, poi raccolti in un libretto, immaginò una sorta di Paradiso parallelo e riservato dove il Generale, primo occupante del sito, accoglieva in rassegna i Battaglioni degli Alpini Caduti per la Patria.
La locazione certamente non teneva conto del protagonista rude bestemmiatore, ma la trovata piacque assai e venne subito adottata dalla nostra neonata Associazione Nazionale Alpini. Chiaramente la suggestiva idea, svuotata di tutti gli orpelli, si è attagliata ottimamente allo spirito alpino, tanto che a distanza di quasi un secolo quando un Alpino va avanti non possiamo fare a meno di immaginarlo accolto nel Paradiso di Cantore.
ARIA DI NOVITA’ NEL PARADISO DI CANTORE
(Un sogno-racconto di Angelo Grossi)
(In memoria di un Amico andato avanti)
Negli acquartieramenti sistemati un po’ fuori della Zona Bianca - la sterminata valle dell’Eden popolata da miliardi di candide vesti e di rutilanti aureole - nella Zona Verde la vita scorreva con il solito tran tran.
Come ogni giorno si attendeva un nuovo arrivo.
Il Coro provava e riprovava le sue cante, nonostante le accese discussioni sul repertorio da eseguire di volta in volta: solo i “Canti degli Alpini”, quelli codificati dall’ANA, oppure anche il repertorio di Bepi De Marzi? E perché non anche qualche composizione folkloristica più recente?
La Fanfara invece riposava in disparte in attesa di attaccare il “Trentatre”, che ormai tutti conoscevano perfettamente avendolo eseguito per qualche centinaio di migliaia di volte.
Gruppi di giovani Penne nere si affaccendavano per rendere sempre più accoglienti i nuovi alloggiamenti, ancora vuoti, predisposti un po’ in disparte per le “Alpine”.
Il Battaglione di formazione marciava avanti e indietro mettendo a punto le varie diversioni (i nuovi arrivati sono sempre un po’ arrugginiti in fatto di addestramento formale!) sotto lo sguardo incuriosito di Angeli e Arcangeli che osservavano dai limiti della Zona Bianca.
Il va e vieni di Penne nere dalla baracca di Cantore era, come sempre, intenso e il furiere sulla porta aveva il suo bel da fare per indirizzare la colonna dei questuanti alle diverse scrivanie dell’ufficio GRAZIE E RACCOMANDAZIONI: “Per le Mogli”, “Per i Figli”, “Per i Nipoti”, “Per gli Amici”, “Per l’Italia”, “Per la Pace”.
L’unico ufficio vuoto, come sempre, era quello del Generale cosicché i postulanti venivano dirottati a una nuvoletta verde posta un po’ più in alto: lassù Cantore stava appostato con il suo binocolo, che solitamente teneva appeso al collo, ed ogni tanto lo portava agli occhi per scrutare la terra al di là delle nubi, focalizzando lo sguardo sull’Italia, ma non trascurando il Kosovo e soprattutto l’Afganistan.
Ad un tratto l’attività si fece più frenetica: una foresta sterminata di penne nere si stava ammassando ed ondeggiava nel grande piazzale di ingresso. Il brusio si faceva sempre più intenso. Un ometto, lo zaino affardellato, stava salendo di nuvola in nuvola con passo lento guardando sorridente verso la folla di Alpini: gli occhi sereni splendevano in un viso incorniciato da una ben curata barba bianca, in capo portava un berrettuccio caki tipo “stupida” ed in mano reggeva un cappello alpino.
- Ehi, figgieux, aspetaeme, arivö!
Alcuni Alpini liguri, udendo il loro dialetto, si fecero largo spingendosi in prima fila:
- Chi ö l’é?
- Sömeggia a un sciaccabratta!
Ed altri:
- Che ci viene a fare qui? Il suo settore è da un’altra parte!
- Chiamate San Pietro!
- San Pietro lo ha lasciato passare: ha sentenziato che è un brav’uomo e merita il Paradiso!
- Che c’entra San Pietro? Chiamate il Generale!
Non ce ne fu bisogno perché Cantore aveva visto tutto e stava sopraggiungendo.
- Come ti chiami?
- Franco, signor Generale.
- Guarda, Franco, che hai sbagliato settore. Questo è il MIO PARADISO! Qui accogliamo soltanto Alpini: Alpini che hanno combattuto, che sono anche morti per la Patria, che hanno servito l’Italia come Alpini, che hanno vissuto la vita civile con spirito alpino proclamando con i fatti i nostri valori di onestà, di solidarietà e di sostegno ai più deboli.
Franco stava sull’attenti di fronte al Generale: era un po’ imbarazzato, poi sommessamente incominciò a parlare.
- E’ vero, io non ho “fatto” l’Alpino con la divisa militare addosso, ma Alpino mi sono sempre sentito “dentro”. Mi sono iscritto all’ANA come “Amico”, ma in cuor mio mi sentivo come “Fratello” e come “Fratello” mi hanno accolto gli Alpini del Gruppo. Per moltissimi anni ho condiviso i loro valori, ho operato accanto a loro in tutte le loro iniziative, molte attività le ho proposte e seguite personalmente per conto del Gruppo, ho vissuto il mio tempo libero per il Gruppo, per l’Associazione, per la popolazione. Ho amato la mia sposa, ho amato le montagne, ho amato l’Italia.
Si fermò, perché la sua voce incominciava a rompersi per la commozione, e, si sa, la commozione non è compatibile con il Paradiso.
Allora, indicando il cappello alpino che teneva in mano, proseguì:
- Ho sempre desiderato portare questo cappello anziché il berrettino che indosso, ma so che questo onore è riservato soltanto a chi ha prestato il servizio militare nelle Truppe Alpine. Chiedo almeno di essere accolto nel Paradiso degli Alpini.
Si fece un gran silenzio: mai si era udita, né in Cielo né in terra, una siffatta pretesa: senz’altro una richiesta ardita, fuori da ogni regola; e le regole vanno osservate, se non altro in Paradiso. Persino il concerto di cetre della vicina Zona Bianca si interruppe e il Coro degli Angeli schierato attorno al Trono si zittì.
Tutti i visi si voltarono verso quell’angolo di cielo.
Il Generale Cantore rimase per un po’ pensoso osservando attraverso i suoi occhialini penetranti l’ometto che stava immobile sull’attenti davanti a lui; poi disse:
- Ho letto i rapporti; non c’era bisogno che tu parlassi, ma ho voluto ascoltarti per sincerarmi dei tuoi sentimenti.
Quindi, rivolto alla massa delle Penne nere, alzò una mano e pronunciò queste parole:
- Ascoltate! Molti Alpini arrivano qui e vengono accolti con tutti gli onori perché hanno fatto l’Alpino in divisa per un minimo di 2 mesi, e per questo hanno il giusto diritto di sedersi al fianco dei nostri eroi. Franco la divisa di Alpino l’ha indossata nella sua mente e nel suo cuore durante decenni di silenzioso e prezioso servizio nell’Associazione Nazionale Alpini. Le regole scritte dagli uomini sulla terra vietano ad un “Veterano”come Franco di indossare il Cappello Alpino. Io penso che il servizio attivo e meritorio prestato per anni in un Gruppo di Alpini, con gli Alpini e per gli Alpini, possa giustamente considerarsi Servizio Alpino: il Cappello - almeno nel MIO PARADISO - è un agognato e giusto premio per coloro che sono giudicati degni di questo onore.
Fece una pausa, poi si rivolse a Franco:
- Vegni chì.
Franco si avvicinò: Cantore lo strinse in un forte abbraccio e ordinò:
- Caccia via quellö berettin!
Quindi, afferrato il cappello alpino che Franco teneva in mano, glielo ficcò sulla testa esclamando:
- Te fassö Alpin mi! Ti me paggi megiö di tanti Alpin che cönösciö…
Angelo Grossi
“Parole di un alpino” , pronunciate dal socio Angelo Grossi
in occasione dello scoprimento della lapide.
Qualche anno fa, quando le Ferrovie decisero di realizzare una stazione ferroviaria in questo luogo, l'Associazione Nazionale Alpini avanzò la proposta di intitolarla al generale Antonio Cantore, ma la proposta ostò contro la prassi che non consentiva di intitolare le stazione a personaggi; e non se ne fece nulla.
Oggi, nel 150° anniversario della nascita del generale Antonio Cantore, Medaglia d'Oro al Valor Militare, grazie alla illuminata disponibilità di Trenitalia, gli Alpini di Genova - e di Sampierdarena in particolare - vedono realizzato un progetto cui tenevano particolarmente: ricordare a tutti che il nostro "papà" - il "papà" di tutti gli Alpini - era sampierdarenese: le parole scolpite sul marmo appena scoperto lo confermano.
Antonio Cantore era figlio di un casellante ferroviario ("portiere alla via ferrata" recita l'atto di battesimo conservato negli archivi della Chiesa di Nostra Signora della Cella) e nacque proprio nel casello ferroviario che si trovava — e si trova ancor oggi, trasformato e abbandonato — qui nei pressi, in vico Cibeo, toponimo che ricorda l'antica nobile famiglia Cybo, il cui palazzo sorge ancora qui vicino.
Il futuro generale alpino, rampollo di una famiglia originaria di Chiusa di S. Michele in Val di Susa, ebbe quindi i suoi natali a due passi dal mare; nella sua infanzia e nella sua giovinezza respirò l'aria del mare al di qua della lanterna e frequentò l'Istituto Vittorio Emanuele II in largo della Zecca a Genova: destinato alla Regia marina? Affatto. Animato da una grande passione per le montagne, entrò all'Accademia Militare di Modena, fu dapprima assegnato alla fanteria, ma non cessò mai di aspirare ad entrare nel Corpo degli Alpini costituito in quegli anni; Corpo nel quale poi effettivamente entrò riuscendo a farsi stimare e rispettare dai Superiori e soprattutto dagli Alpini, per il coraggio e la determinazione che dimostrava non sottraendosi ai pericoli e alla disciplina.
Sembra la storia di tutti gli Alpini liguri: amare le montagne respirando la salsedine marina!
Oggi noi Alpini di Genova siamo orgogliosi di avere aggiunto con questo gesto un tassello alla "genovesità" del generale Antonio Cantore, affiancando questa lapide - commemorativa del 150° anno dalla nascita - all'intitolazione vuoi della via principale, vuoi del Monumento ai Caduti, vuoi di una delle due scuole elementari di Sampierdarena.
Ringraziamo il Presidente Sezionale per avere sostenuto e avvalorato questa iniziativa, onorandola oggi con la sua presenza.
Grazie alle bandiere, ai Vessilli e ai Gagliardetti che ci fanno corona e valorizzano la cerimonia.
Grazie a tutti i presenti.
Viva l'Italia, viva gli Alpini!
SAMPIERDARENA ONORA L’ILLUSTRE CONCITTADINO
LA VIA PRINCIPALE
Poco dopo la sua morte, su impulso di G. B. Botteri (in qualità di Presidente del consiglio direttivo del comitato distrettuale della CRI), il Municipio di San Pier d’Arena decise di intitolare una via della città all’illustre eroico concittadino. L’impiegato comunale addetto propose al Sindaco i nomi delle strade sostituibili: via Operai, via sant’Antonio, via san Bartolomeo, largo Lanterna, piazza del Teatro Modena, via della Cella.
Il 29 giugno 1917 fu deciso, ed il 10 luglio decretato dalla Giunta comunale di cambiare il nome da VIA SANT’ANTONIO a VIA GENERALE ANTONIO CANTORE. Quindi soppiantando l’antico nome del santo, fu dedicato al generale alpino quel tratto di strada in prosecuzione di via de Marini, che da via Palazzo della Fortezza arriva sino all’incrocio con via della Cella; ove iniziava e proseguiva via N. Daste (già via Mercato).
Con l’apertura nel 1936 del nuovo tracciato parallelo, posto poco più a nord, la dedica a Cantore fu trasferita a tutta questa nuova grande arteria, compreso il primo tratto di strada a levante che era già stato dedicato a Giosuè Carducci. Nella via sottostante, il nome del generale venne sostituito - come è oggi - con via N. Daste; che si aggiunse al tratto di ponente, già a sua dedica. Sul muraglione che sostiene il parco della villa della Fortezza, c’è ancor oggi, intonacata (non in marmo) e con evidenti segni di scalpellatura, la targa della strada
Il MONUMENTO AI CADUTI E LE SCUOLE
Terminato il conflitto la Municipalità di San Pier d’Arena volle onorare i suoi numerosi Caduti in guerra in modo duraturo. L’anno 1922 l’antico “giardino pubblico di san Martino” divenne parco e fu chiamato “Parco della rimembranza”. Vi furono piantate delle piante di leccio ciascuna portante una targhetta con il nome di un Caduto.
Il 1923 fu l’anno in cui anche a San Pier d’Arena - allora Comune autonomo - come in tutti i comuni d’Italia, le Autorità locali sentirono l’esigenza di suscitare l’orgoglio cittadino attraverso il richiamo quotidiano di un simbolo; progettarono quindi la costruzione di un Monumento dedicato ai Caduti ed in particolare all’illustre concittadino Generale Antonio Cantore, secondo una proposta avanzata sin dal 1917 da esponenti locali della Croce Rossa Italiana con l’idea di meglio onorare la sua figura.
Fu bandito un concorso per la realizzazione di un monumento con base in travertino e parte scultorea in bronzo; tale monumento avrebbe dovuto sostituire la statua del pittore sampierdarenese Nicolò Barabino che sin dal 1905 si ergeva nel giardino pubblico di San Martino, prospiciente il quale nel 1909 fu inaugurata la scuola elementare omonima. Per far posto al nuovo monumento la statua del pittore fu spostata nella parte orientale di San Pier d’Arena, dove si trova tuttora.
Le scuole elementari furono ribattezzate "Scuole Antonio Cantore".
Il 13 aprile 1923 venne affidato al noto scultore genovese Vittorio Lavezzari (Genova 1864-1938) l'incarico per la realizzazione di un’urna bronzea con fiamma da porre sopra il cippo, già base della statua del pittore. Lo stesso scultore ebbe anche l’incarico di realizzare un medaglione in bronzo raffigurante il Generale Antonio Cantore, da collocare dietro il cippo, su una lapide affissa sulla facciata della scuola.
L’inaugurazione avvenne domenica il 27 maggio 1923.
Con l’incorporazione di San Pier d’Arena nel Comune di Genova avvenuta nel 1926 il progetto fu accantonato e … dimenticato.
Nel secondo dopoguerra alla lapide dedicata al Generale Cantore furono affiancate otto lapidi con i nominativi dei Caduti sampierdarenesi: e così rimasero fino agli anni sessanta quando la scuola fu demolita per far posto agli edifici scolastici attualmente esistenti: “Liceo Classico Giuseppe Mazzini” e “Scuola Primaria Antonio Cantore”
Il monumento ai Caduti attuale fu inaugurato il 23 febbraio 1969.
Da notare che il Generale Cantore è raffigurato con il cappello alpino in capo: si tratta di un’evidente idealizzazione per sottolineare la sua profonda appartenenza al Corpo degli Alpini; infatti egli portava, come tutti i Generali, il cilindrico chepì, quello stesso con il foro della pallottola che lo colpì il 20 luglio 1915 alla Forcella di Fontana Negra sulle Tofane.
D’altra parte anche sul primo monumento ai Caduti eretto a Cortina d’Ampezzo è raffigurata la figura possente del Generale con il cappello alpino in testa! Probabilmente il Lavezzari ha tratto ispirazione da quell’immagine.
DESCRIZIONE
Il complesso monumentale, cinto da una inferriata con un cancelletto centrale, reca all'interno il cippo originario in pietra rosa di Cortina d’Ampezzo, sovrastato da un’urna simbolica in bronzo, con ai lati due cippi decorati e due ogive per lato; sul davanti è posta la dedica "A SECOLARE RICORDANZA DEI NOSTRI UMILI EROI - 24.5.1923" e sopra la nuova lapide con la scritta "AI CADUTI DELLA GUERRA 1940-1945 I COMBATTENTI".
Completa il monumento una grossa parete a semicerchio di grezzo cemento - eretta nel secondo dopoguerra quando fu anche rifatta la scuola - con al centro un marmo rosa contenente il busto del generale Cantore in altorilievo bronzeo, sovrastato dalla scritta "CADUTI DELLA GUERRA 1915-18"; ai lati sono poste otto lapidi in marmo bianco, quattro per parte, con i nominativi dei Caduti sampierdarenesi delle due guerre mondiali.
Il 5 maggio 1931, in occasione della 12 ^Adunata Nazionale il Gruppo ANA Cortina d’Ampezzo dona alla Sezione Ligure un masso - raccolto sulle pendici delle Tofane, dove cadde il generale Cantore - che viene collocato ai piedi del cippo: sul masso sono incise le seguenti parole
RICORDO . SACRO . DOLOMITICO .
TINTO . VERMIGLIO . SANGUE . CANTORE .
GRUPPO . A.N.A. . CORTINA . D’AMPEZZO .
ALLA . SEZIONE . DI . GENOVA .
FRATERNAMENTE . OFFRE .
15 . IV . 1931 . IX
(Notizie tratte dal sito www.sanpierdarena.net)
SAMPIERDARENA ONORA L’ILLUSTRE CONCITTADINO
LA VIA PRINCIPALE
Poco dopo la sua morte, su impulso di G. B. Botteri (in qualità di Presidente del consiglio direttivo del comitato distrettuale della CRI), il Municipio di San Pier d’Arena decise di intitolare una via della città all’illustre eroico concittadino. L’impiegato comunale addetto propose al Sindaco i nomi delle strade sostituibili: via Operai, via sant’Antonio, via san Bartolomeo, largo Lanterna, piazza del Teatro Modena, via della Cella.
Il 29 giugno 1917 fu deciso, ed il 10 luglio decretato dalla Giunta comunale di cambiare il nome da VIA SANT’ANTONIO a VIA GENERALE ANTONIO CANTORE. Quindi soppiantando l’antico nome del santo, fu dedicato al generale alpino quel tratto di strada in prosecuzione di via de Marini, che da via Palazzo della Fortezza arriva sino all’incrocio con via della Cella; ove iniziava e proseguiva via N. Daste (già via Mercato).
Con l’apertura nel 1936 del nuovo tracciato parallelo, posto poco più a nord, la dedica a Cantore fu trasferita a tutta questa nuova grande arteria, compreso il primo tratto di strada a levante che era già stato dedicato a Giosuè Carducci. Nella via sottostante, il nome del generale venne sostituito - come è oggi - con via N. Daste; che si aggiunse al tratto di ponente, già a sua dedica. Sul muraglione che sostiene il parco della villa della Fortezza, c’è ancor oggi, intonacata (non in marmo) e con evidenti segni di scalpellatura, la targa della strada
Il MONUMENTO AI CADUTI E LE SCUOLE
Terminato il conflitto la Municipalità di San Pier d’Arena volle onorare i suoi numerosi Caduti in guerra in modo duraturo. L’anno 1922 l’antico “giardino pubblico di san Martino” divenne parco e fu chiamato “Parco della rimembranza”. Vi furono piantate delle piante di leccio ciascuna portante una targhetta con il nome di un Caduto.
Il 1923 fu l’anno in cui anche a San Pier d’Arena - allora Comune autonomo - come in tutti i comuni d’Italia, le Autorità locali sentirono l’esigenza di suscitare l’orgoglio cittadino attraverso il richiamo quotidiano di un simbolo; progettarono quindi la costruzione di un Monumento dedicato ai Caduti ed in particolare all’illustre concittadino Generale Antonio Cantore, secondo una proposta avanzata sin dal 1917 da esponenti locali della Croce Rossa Italiana con l’idea di meglio onorare la sua figura.
Fu bandito un concorso per la realizzazione di un monumento con base in travertino e parte scultorea in bronzo; tale monumento avrebbe dovuto sostituire la statua del pittore sampierdarenese Nicolò Barabino che sin dal 1905 si ergeva nel giardino pubblico di San Martino, prospiciente il quale nel 1909 fu inaugurata la scuola elementare omonima. Per far posto al nuovo monumento la statua del pittore fu spostata nella parte orientale di San Pier d’Arena, dove si trova tuttora.
Le scuole elementari furono ribattezzate "Scuole Antonio Cantore".
Il 13 aprile 1923 venne affidato al noto scultore genovese Vittorio Lavezzari (Genova 1864-1938) l'incarico per la realizzazione di un’urna bronzea con fiamma da porre sopra il cippo, già base della statua del pittore. Lo stesso scultore ebbe anche l’incarico di realizzare un medaglione in bronzo raffigurante il Generale Antonio Cantore, da collocare dietro il cippo, su una lapide affissa sulla facciata della scuola.
L’inaugurazione avvenne domenica il 27 maggio 1923.
Con l’incorporazione di San Pier d’Arena nel Comune di Genova avvenuta nel 1926 il progetto fu accantonato e … dimenticato.
Nel secondo dopoguerra alla lapide dedicata al Generale Cantore furono affiancate otto lapidi con i nominativi dei Caduti sampierdarenesi: e così rimasero fino agli anni sessanta quando la scuola fu demolita per far posto agli edifici scolastici attualmente esistenti: “Liceo Classico Giuseppe Mazzini” e “Scuola Primaria Antonio Cantore”
Il monumento ai Caduti attuale fu inaugurato il 23 febbraio 1969.
Da notare che il Generale Cantore è raffigurato con il cappello alpino in capo: si tratta di un’evidente idealizzazione per sottolineare la sua profonda appartenenza al Corpo degli Alpini; infatti egli portava, come tutti i Generali, il cilindrico chepì, quello stesso con il foro della pallottola che lo colpì il 20 luglio 1915 alla Forcella di Fontana Negra sulle Tofane.
D’altra parte anche sul primo monumento ai Caduti eretto a Cortina d’Ampezzo è raffigurata la figura possente del Generale con il cappello alpino in testa! Probabilmente il Lavezzari ha tratto ispirazione da quell’immagine.
DESCRIZIONE
Il complesso monumentale, cinto da una inferriata con un cancelletto centrale, reca all'interno il cippo originario in pietra rosa di Cortina d’Ampezzo, sovrastato da un’urna simbolica in bronzo, con ai lati due cippi decorati e due ogive per lato; sul davanti è posta la dedica "A SECOLARE RICORDANZA DEI NOSTRI UMILI EROI - 24.5.1923" e sopra la nuova lapide con la scritta "AI CADUTI DELLA GUERRA 1940-1945 I COMBATTENTI".
Completa il monumento una grossa parete a semicerchio di grezzo cemento - eretta nel secondo dopoguerra quando fu anche rifatta la scuola - con al centro un marmo rosa contenente il busto del generale Cantore in altorilievo bronzeo, sovrastato dalla scritta "CADUTI DELLA GUERRA 1915-18"; ai lati sono poste otto lapidi in marmo bianco, quattro per parte, con i nominativi dei Caduti sampierdarenesi delle due guerre mondiali.
Il 5 maggio 1931, in occasione della 12 ^Adunata Nazionale il Gruppo ANA Cortina d’Ampezzo dona alla Sezione Ligure un masso - raccolto sulle pendici delle Tofane, dove cadde il generale Cantore - che viene collocato ai piedi del cippo: sul masso sono incise le seguenti parole
RICORDO . SACRO . DOLOMITICO .
TINTO . VERMIGLIO . SANGUE . CANTORE .
GRUPPO . A.N.A. . CORTINA . D’AMPEZZO .
ALLA . SEZIONE . DI . GENOVA .
FRATERNAMENTE . OFFRE .
15 . IV . 1931 . IX
(Notizie tratte dal sito www.sanpierdarena.net)
Alcune commemorazioni al Monumento
UN PONTE IDEALE TRA GENOVA E CORTINA D'AMPEZZO
Forcella di Fontana Negra: nuova targa commemorativa
L'indimenticato Pietro Paolo Cantalupo, socio del Gruppo Pieve Ligure-Sori, durante il suo costante peregrinare sulle Dolomiti in cerca delle nostre "radici", aveva notato lo stato di degrado della targa di marmo che era stata affissa in data remota sul cippo eretto alla forcella di Fontana Negra dove cadde il Generale Antonio Cantore il 20 luglio 1915: giaceva a terra, rovinata dal tempo.
Dietro suo impulso gli Alpini del Gruppo Pieve Ligure-Sori si impegnarono a ripristinare il "Cippo Cantore".
Il 20 luglio 1991 salirono alla forcella e, con breve ma toccante cerimonia, inaugurarono la nuova targa commemorativa in bronzo.
L'inaugurazione avvenne alla presenza di Renzo Less, allora Presidente della Sezione di Genova, reduce di Russia e già animatore e responsabile del cantiere N. 8 di Osoppo dopo il terremoto del 1976.
Da quel giorno ogni anno i soci del Gruppo, gemellato nel 1993 con il gruppo di Cortina d'Ampezzo, salgono in pellegrinaggio al monumento, accompagnati di volta in volta dagli Alpini del Gruppo “Genova Sampierdarena - Gen. Antonio Cantore” e di altri Gruppi della Sezione di Genova.
Gruppo "Sampierdarena - Gen. Antonio Cantore"
via G. Giovanetti, 12 - 16149 GENOVA
tel. 010412292 - email: sampierdarena.genova@ana.it